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A La pivellina il primo premio per l'Italia, un 20enne sbanca la Quinzaine

di Boris Sollazzo

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24 maggio 2009
I registi de La Pivellina, Tizza Covi e Rainer Frimmel

Siamo agli sgoccioli del Cannes in cui i grandi maestri hanno tenuto testa, spesso con esercizi di stile, agli ottimi allievi che si sono fatti spazio. E la dimostrazione sta nel week-end lungo in cui il festival decide tutti i suoi premi, in tutte le sue sezioni. Con cinematografico senso dell'attesa e della suspence, parte venerdì sera con la Settimana della critica e la Quinzaine, il sabato tocca al Certain Regard e infine domenica sera, all'apice della tensione, arrivano Palme e Gran Premi, riconoscimenti che spesso possono cambiare una carriera.

In ordine temporale, quindi, parliamo dei premi "minori" in queste ore che precedono la premiazione dell'"olimpiade del cinema", come alcuni acutamente la chiamano. Alla Settimana della critica riconoscimenti per i film migliori, anche grazie al sistema di votazione che permette un sondaggio (tramite cartolina a fine proiezione) con tutti gli addetti ai lavori, unendo così la qualità della competenza a una quantità sostenuta e non elitaria. Primo premio ad Adieu Gary del francese Nassim Amaouche, ironico e malinconico ritratto di una città (quasi) fantasma che si sta svuotando. Guardiamo chi, per scelta e necessità, rimane, un'umanità tenera e bizzarra tra cui un ragazzo convinto di essere il figlio di Gary Cooper. Un western dell'anima di grande delicatezza. Non lontano da queste ambientazioni, logistiche e morali, anche Lost Persons Area, regia della fiamminga Carolina Strubbe (coproduzione belgo-olandese-ungherese), in cui una coppia innamorata e appassionata vive accanto a immensi piloni dell'alta tensione e aspira a una vita meno "romantica" e più convenzionale. Film difficile ma prezioso, ha ottenuto l'ambito Premio SACD. A l'Irak due premi "minori" tra cui quello della giovane critica: Sirta La gal ba di Shahram Alidi ci offre un ritratto unico, un postino vecchio, saggio e molto particolare che se ne va in giro per il Kurdistan. Una di quelle storie racchiuse nella mente e nel cuore di quei popoli che non vediamo né vogliamo capire.

Molti premi (tutti collaterali, questa sezione è non competitiva, per vocazione rivoluzionaria e idealismo) anche alla Quinzaine. E qui troviamo la prima bellissima soddisfazione per l'Italia: La pivellina, della bolzanina Tizza Covi e il suo collega Reiner Frimmel, girato in italiano nel quartiere San Basilio di Roma, guadagna il premio Europa Cinema. Bella soddisfazione per un film speciale su una comunità emarginata alle prese con una bambina trovata su un'altalena (Asia Crippa, migliore attrice del festival!), storia sociale e dolcissima, pellicola costata solo 150.000 euro e che probabilmente troverà distribuzioni indipendenti in Italia, Francia e Belgio, a breve. Ma il vero caso della sezione del direttore uscente Olivier Père (andrà al festival di Locarno, in bocca al lupo) è J'ai tué ma mère di Xavier Dolan-Tadros, canadese del Quebec che vince ben tre riconoscimenti a soli 20 anni (è nato il 20 marzo del 1989) con il semiautobiografico film in cui racconta, con grande capacità e maturità visiva, il turbolento rapporto con la madre. Uno dei film più apprezzati, il surreale emulo belga de Il grande Lebowski, La merditude des choses di Felix Van Groeningen ha portato a casa la Mention Art Cinema Award.

Infine il Certain Regard, il "concorso di serie B", in verità selezione parallela alla competizione principale e più sperimentale dove spesso si possono trovare veri e propri gioielli. Vittoria per Dogtooth, passato proprio negli ultimi giorni, un dramma familiare caustico e acutissimo. Il greco Yorgis Lanthimos porta un premio in Grecia a 11 anni dalla Palma d'oro a Theo Anghelopoulos, e lo fa con un film che unisce due dei temi più praticati in questo festival: famiglia e isolamento ambientale. Più sociopolitico il premio della Giuria (presieduta, ricordiamolo, dal regista italiano Paolo Sorrentino) che va a Corneliu Poromboiu, uno dei migliori rappresentanti della nouvelle vague romena (da anni la Romania vince sempre qualcosa qui in Costa Azzurra), che con Politist, Adjectiv racconta di poliziotti troppo zelanti (per usare un eufemismo) e droghe leggere, di repressione e depressione sociale, con uno stile alto e importante. Ancora soddisfazioni per l'Italia con un premio speciale della giuria ex-aequo: a No one knows about Persian Cats, dell'iraniano Bahman Ghobadi, film musicale trascinante sulle band underground di Teheran e la censura imperante, morale e religiosa, vince insieme a Le père de mes enfants di Mia Hansen-Lǿve, la cui protagonista è un'ottima Chiara Caselli. Poca Italia, insomma, ma buona.

24 maggio 2009
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